In occasione della sua prima grande mostra a Parigi, il Palais Galliera | Musée de la Mode si trasforma: non più solo un museo, ma lo studio fotografico di Paolo Roversi – il più francese dei fotografi italiani – uno spazio dove l’immaginazione dà vita a una poesia visiva che reinventa il reale.
La somiglianza intima
La “somiglianza intima” è un concetto legato alla fotografia ritrattistica che va oltre la mera rappresentazione fisica per cercare di catturare l’essenza interna, le emozioni e la personalità del soggetto.
Nadar, pseudonimo di Gaspard-Félix Tournachon, fu un pioniere della fotografia del XIX secolo rinomato per i suoi ritratti che riuscivano a rivelare la vita interiore delle sue figure. Paolo Roversi, che si ispira molto a questo approccio nella sua opera, crea immagini che riflettono un’intimità e una profondità emotiva, spesso utilizzando tecniche di illuminazione e composizione che enfatizzano questa connessione profonda con il soggetto.
Polaroid
Nell’opera di Paolo Roversi, la Polaroid svolge un ruolo fondamentale. La sua scoperta del formato istantaneo negli anni ’80 ha segnato un punto di svolta nella sua carriera, permettendogli di allontanarsi dalle convenzioni e creare uno spazio artistico che lo contraddistingue da qualunque altro fotografo di moda.
La Polaroid gli ha offerto la possibilità di catturare immagini uniche, dove le imperfezioni e l’unicità di ogni scatto aggiungono un valore estetico e emotivo ineguagliabile alla sua opera.
La luce, l’atmosfera, e la texture che la Polaroid può creare sono elementi distintivi del suo stile. Roversi utilizza la fotografia istantanea per esplorare la lentezza e l’introspezione, contrastando con la velocità e l’effimero della moda contemporanea.
Nonostante la produzione delle pellicole originali Polaroid sia stata interrotta, è noto che Roversi abbia accumulato un archivio personale di queste pellicole, anche scadute, per continuare a utilizzare la tecnica della fotografia istantanea. Queste pellicole, anche se non più in produzione, offrono caratteristiche visive che Roversi apprezza e che sono diventate parte integrante della sua firma visiva, permettendogli di mantenere viva la sua arte in un mondo digitale.
Il metodo Roversi
Per Paolo Roversi, ogni fotografia è un ritratto.
Nello studio, il fotografo lavora con il minor numero possibile di persone. La sessione fotografica si svolge in un ambiente calmo e intimo, senza scenografie o accessori. Isolato, il soggetto diventa il centro del mondo. Roversi predilige che il modello abbandoni le pose convenzionali a favore di uno stato di rilassamento. Cerca “la somiglianza intima” cara a Nadar.
Sono rimasta dei lunghi minuti ad osservare un quaderno con diverse fotografie Polaroid e appunti manoscritti accanto ad ognuna.
Le foto ritraggono dei modelli e gli appunti si riferiscono a dettagli di sessioni fotografiche, con nomi, date, impostazioni di scatto e annotazioni sulle sessioni.
Questo quaderno ingiallito dal tempo mi ha trasmesso una sensazione di intimità con il processo creativo del fotografo, uno scorcio prezioso della metodologia e dell’approccio emotivo del fotografo nei confronti della sua arte, facendo trasparire la cura e l’attenzione per ogni dettaglio.
Il fotografo non si posiziona dietro ma accanto alla macchina fotografica, permettendogli di mantenere un contatto visivo diretto con il suo modello, senza l’intermediazione del mirino. La partecipazione del modello diventa così parte del processo creativo delle immagini.
Catturati alla luce del giorno, con tempi di esposizione molto lunghi, i ritratti di Roversi trasmettono al tempo stesso intensità e una forma di evanescenza. I modelli occupano lo spazio grazie alla semplicità della loro presenza ma sembrano anche poter provenire da un’altra dimensione.
Molly, “Full Bloom”
Paolo Roversi ha creato uno dei suoi lavori più noti per “Vogue Italia” nel marzo 2015, con una serie di immagini che ritraggono la modella Molly Bair.
Questa serie di fotografie è intitolata “Full Bloom” e ha immortalato una celebre collezione di Chanel. Il lavoro di Roversi è spesso riconosciuto per la sua capacità di catturare l’intensità e la vulnerabilità umana, creando immagini che sembrano essere fuori dal tempo, quasi come se emanassero da un’altra dimensione.
Nelle immagini di “Full Bloom”, l’illuminazione e la composizione enfatizzano la raffinatezza e l’aura eterea, caratteristiche che sono diventate la firma di Roversi nel corso degli anni.
Il ruolo della Polaroid nell’arte di Roversi è legato alla sua ricerca di un’immagine che possiede una qualità evocativa e immediata. La Polaroid permette una sorta di magia nell’errore e nell’imperfezione, che Roversi abbraccia per aggiungere un altro livello di profondità emotiva alle sue fotografie.
UNA CURIOSITÀ | È cosa risaputa che, anche dopo la cessazione della produzione delle pellicole originali Polaroid, Roversi continui tuttora a utilizzare questo medium grazie ad una scorta personale di pellicole, preferendo la texture e l’atmosfera che solo la Polaroid può offrire. Questo approccio conferisce alle sue opere quel senso di autenticità e unione tra il soggetto e il momento catturato che è tanto prezioso nell’arte del ritratto.
Perché questa esposizione è da non perdere
La retrospettiva di Paolo Roversi al Palais Galliera di Parigi è un evento imperdibile per gli appassionati di fotografia d’arte, per gli esperti di moda, gli studenti in design e per tutti coloro che siano in cerca di ispirazione e di informazioni su tecniche all’avanguardia nell’illuminazione e composizione.
Una bella occasione anche per gli studenti di design e di moda, in quanto fonte di ispirazione e di comprensione pratica del ruolo fondamentale che un fotografo di talento gioca nella rappresentazione di un capo di abbigliamento.
L’esposizione mi ha profondamente impressionata, in particolare l’immagine di Molly, che è stata peraltro scelta anche per la promozione dell’evento.
L’organizzazione delle sale e l’uso di una luce soffusa, a tratti quasi impercettibile, mi hanno fatto sentire come se fossi all’interno dello studio del fotografo. Trovarsii nella penombra o in semi-oscurità amplifica l’immersione nell’esperienza.
Alcuni dei suoi lavori sembrano più dipinti che fotografie, sono impregnati di un’intima poesia e di un’atmosfera quasi onirica. La tecnica del flou, quella sfocatura controllata che Roversi padroneggia così bene, trasforma ogni ritratto in una visione, un ricordo sfumato che rimane impresso nella memoria molto più di un’immagine nitida.
L’esposizione mi ha permesso di apprezzare nuovamente l’inconfondibile stile artistico di Paolo Roversi, che trascende i limiti del suo riconosciuto lavoro nel mondo della fotografia di moda. Immagini che avevo intravisto tra le pagine di riviste, con volti noti come Kate Moss, Naomi Campbell o Natalia Vodianova, riacquistano significato ora che ne conosco l’autore. Sono felice di aver riscoperto questo artista, le cui opere vanno bel aldilà dei semplici cliché di moda e mi hanno regalato attimi di pura ispirazione!
Dal 16 mars au 14 juillet 2024 al Palais Galliera, Parigi
Se sei un fotografo o appassionato di fotografia, queste sono le mostre parigine da non perdere! Se ti sei perso questa, non perderti le altre!