La letteratura e il cinema francesi descrivono spesso il bistrot come un rifugio accogliente e conviviale, soprattutto per chi si sente solo. Questo spirito, che può prendere l’aspetto di un “petit zinc” (semplice trattoria) o di un’elegante brasserie, trova riscontro anche nel primo romanzo di Jean-Michel Guenassia, “Il Club degli Incorreggibili Ottimisti”, Prix Goncourt dei liceali 2009.
I luoghi parigini immortalati in questo romanzo offrono spunti preziosi per costruire un itinerario culturale originale e profondamente autentico di Parigi.
L’intrigo del romanzo
Nel cuore della Parigi degli anni ’60, “Le Club des Incorrigibles Optimistes” di Jean-Michel Guénassia offre una visione unica della città attraverso gli occhi di Michel Marini, un adolescente appassionato di fotografia e letteratura.
A Denfert-Rochereau, quartiere centrale sulla Rive Gauche, la vivace brasserie Le Balto, gestita da una coppia proveniente dall’Auvergne, ha istituito un circolo di scacchi nel suo retrobottega, il famoso club cui fa riferimento il titolo.
Esso diventa punto di ritrovo per rifugiati politici fuggiti dalle grandi purghe staliniane dell’Europa dell’Est e dalla Grecia, lasciando dietro di sé famiglia e carriera. Tradendo il regime, si sono rifugiati in questo angolo di Parigi, vivendo di lavori umili e occasionali, nascondendo le loro vere identità.
Nelle loro conversazioni al Balto, il francese è diventato la lingua di uso comune, ma durante accesi dibattiti politici tra anticomunisti e filocomunisti, le lingue native tornano a farsi sentire.
Nel romanzo, noti intellettuali come Jean-Paul Sartre frequentano ugualmente il Balto, e aiutano finanziariamente questi esuli sovietici con la loro generosità., quasi a voler compensare le loro contraddizioni o la mancanza di critica verso il regime sovietico.
Michel Marini, il giovane protagonista e narratore, è appassionato di letteratura (tanto da leggere mentre cammina o durante le lezioni a scuola), biliardino, rock e fotografia, proviene da una famiglia divisa: i Delaunay, conservatori e benestanti da parte di madre, e i Marini, progressisti e lavoratori, di origini italiane, da parte di padre.
Un giorno, Michel entra nel Balto e, adottato dai giocatori di scacchi del club, inizia a scoprire la complessa storia di ciascuno di loro.
L’ambizione dell’autore è quella di dipingere il romanzo di una generazione, che ripercorre gli anni Sessanta (la guerra fredda, la questione algerina, l’emergere del rock and roll, ecc.) attraverso il racconto di un adolescente. Ma si tratta anche di una cronaca dolce-amara di un adolescenza.
Il Balto, l’archetipo della taverna
Il Bar Balto, luogo di ritrovo fittizio, ma centrale nel romanzo, non è solo un semplice bar ristorante, ma un simbolo della presenza degli Auvergnati a Parigi, quelli che un tempo i parigini chiamavano “bougnats” (leggi “bugnà”, contrazione di “auvergnat” e “charbonnier”).
Il termine “bougnats” nacque quando molti abitanti dell’Alvernia si trasferirono a Parigi all’inizio del XX secolo. Alcuni di loro si dedicarono al commercio del carbone, mantenendo il nome tradizionale di “carbonai”, che in dialetto locale si diceva “charbougnats”. Successivamente, il gergo parigino abbreviò questo termine in “bougnats”, che venne usato per descrivere negozi che combinavano la vendita di bevande con quella di carbone.
Nel romanzo, il Bar Balto, tenuto appunto da una coppia proveniente dall’Alvernia, non solo evoca questa storia, ma contribuisce anche a creare un’atmosfera di autenticità e tradizione.
Se volete visitarne uno vero, ce ne sono ancora tanti a Parigi che gli assomigliano, per esempio dalle parti della Bastiglia e del Faubourg Saint-Antoine.
I luoghi del romanzo
Il romanzo ambienta molte delle sue scene in luoghi emblematici di Parigi, catturando l’essenza della città negli anni ’60. Ecco alcuni dei luoghi più significativi che non solo fanno da sfondo geografico al romanzo, ma sono anche intimamente intrecciati con lo sviluppo della trama e la crescita dei personaggi, riflettendo le tensioni e le atmosfere dell’epoca.
Rive Gauche (sponda sinistra della Senna)
La Rive Gauche è spesso associata a un’atmosfera intellettuale, con numerosi caffè e negozi che sono stati storici punti di incontro per filosofi e artisti. Nel romanzo, questa zona di Parigi simboleggia una parte più intima e profonda della città.
Bar Balto a Denfert-Rochereau
Pur essendo solo un luogo fittizio, questo è il fulcro del romanzo, intorno al quale gravitano il giovane protagonista Michel e il gruppo degli “Incorrigibili Ottimisti”, tra partite di scacchi e discussioni politiche e filosofiche.
Per ritrovare un bar Balto a Parigi che esiste davvero, ti suggerisco, per esemio, di andare a pranzo in una di queste famose brasserie: Lipp, Café de Flore, Deux Magots o Wepler, gestite appunto da francesi venuti dalla regione dell’Alvernia. Come anche il famoso ristorante Maxim’s sui Campi Elisi.
Quartiere Latino
Nota zona di Parigi, famosa per la sua atmosfera bohémien e studentesca. Nel romanzo, i personaggi frequentano spesso caffè e librerie di questa zona, che rimane uno dei simboli della vita intellettuale e culturale parigina.
Jardin du Luxembourg
Il protagonista passa molto tempo in questi giardini, soprattutto presso la romantica Fontana Médicis, luogo di incontro e di riflessione. Il Jardin du Luxembourg è rappresentato come uno spazio di pace e tranquillità, dove si possono osservare le dinamiche sociali e personali al di fuori del caos urbano.
Montparnasse
Questo quartiere è famoso per essere stato il cuore della vita artistica e letteraria di Parigi. Nel romanzo, alcuni personaggi sono legati a Montparnasse, che continua ancora oggi ad essere un punto di riferimento per artisti e scrittori.
Quai des Grands-Augustins
Situato sulla Rive Gauche della Senna, questo quai è noto per la sua bellissima vista sui fiume e per essere un punto di ritrovo di artisti e intellettuali, particolarmente durante gli anni ’60. Nel romanzo, non è solo un semplice sfondo, ma un luogo che contribuisce all’atmosfera di introspezione che pervade la narrazione.
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